PANE CANDIDISSIMO

Un “pane candidissimo”: parte da qui la vocazione di Anselmo d’Aosta, vescovo e dottore della Chiesa. Anselmo da bambino – come narra il suo biografo - immaginava l’abitazione di Dio tra le alte e innevate vette delle Alpi e sognò una notte di essere invitato in questa reggia splendida da Dio stesso, che si intrattenne a lungo con lui e alla fine gli offrì da mangiare “un pane candidissimo”. “Questo sogno gli lasciò la convinzione di essere chiamato a compiere un’alta missione”, spiegò Papa Benedetto XVI in una catechesi del 2009.
Anselmo, una delle personalità di maggior rilievo del Medioevo, detto in Italia “d’Aosta” dalla città in cui nacque, ma dalla storiografia internazionale chiamato “di Canterbury” dalla sede episcopale che ricoprì in Inghilterra, nacque nel 1033 dal longobardo Gundulfo e da Eremberga, una nobile della Borgogna. Dopo gli anni della giovinezza, segnati dall’educazione religiosa della madre, ma anche dal contrasto con il padre, che gli avrebbe impedito di entrare in monastero, verso il 1060 si recò in Normandia, nell’abbazia benedettina di Notre-Dame-du-Bec, richiamato dalla fama di un celebre maestro, Lanfranco di Pavia, a quel tempo priore di Le Bec. Anselmo ne divenne allievo. Si fece monaco, e quando nel 1062 Lanfranco, divenuto abate di Santo Stefano di Caen, abbandonò Le Bec, Anselmo lo sostituì e nel 1078 fu eletto abate.
Alcuni anni prima, nel 1066, il duca normanno Guglielmo il Conquistatore si era impadronito della corona d’Inghilterra; nel 1070 il sovrano volle Lanfranco a Canterbury come arcivescovo e primate, e alla morte di Lanfranco, il figlio del Conquistatore, Guglielmo II il Rosso, chiamò Anselmo come suo successore sulla cattedra episcopale. Ma in Inghilterra lo aspettava un periodo difficile e pieno di contrasti con il sovrano. Il rifiuto del re alla richiesta di Anselmo di recarsi a Roma per ricevere dalle mani del Papa il pallio arcivescovile provocò una grave tensione con il sovrano. I contrasti si accentuarono e Anselmo dovette lasciare la sua sede per l’esilio. Morto nel 1100 Guglielmo il Rosso, il suo successore Enrico lo richiamò a Canterbury. Ma il nuovo sovrano, continuando la linea dei suoi predecessori, riprese la controversia delle investiture e pretese da Anselmo l’omaggio feudale. Il vescovo si oppose e nel 1103 preferì lasciare nuovamente l’Inghilterra, recandosi a Roma da Papa Pasquale II e poi a Lione. Solo nel 1106 poté far ritorno a Canterbury, dove morì il 21 aprile 1109, all’età di 76 anni, e fu sepolto nella cattedrale. E’ il 21 aprile il giorno in cui viene celebrato dalla Chiesa.
Anselmo fu uno dei maggiori teologi cristiani. Quando, nel 1079, divenne abate di Le Bec, aveva già scritto due delle sue più celebri opere, il Monologion (Soliloquio) e il Proslogion (Colloquio).
Anselmo fu canonizzato nel 1170 da Papa Alessandro III, su iniziativa di Tommaso Beckett. Fu poi proclamato dottore della Chiesa nel 1720 da Papa Clemente IX.

Commenti